Associazione Agrado

sabato 20 aprile 2019

Alessio - da 6 mesi a Lisbona

 

Quasi sei mesi fa arrivavo a Lisbona in una caldissima giornata di fine ottobre e camminavo per le vie della città con due valigioni carichi non soltanto di vestiti, biancheria e accessori vari, ma anche di speranze, aspettative, ansie, dubbi, paure e timori. Era la prima volta che mi allontanavo da casa per un lungo periodo di tempo e, di fronte alla novità e all'ignoto, avvertivo un forte macigno sul petto. La verità è che, dopo la tesi magistrale, sentivo più forte che mai l'esigenza di lasciare la mia zona di conforto, di mettermi in gioco, mutando prospettive e immergendomi in un'altra realtà. Il Portogallo allora, conosciuto e ammirato soltanto attraverso gli occhi di scrittori, poeti e intellettuali, diventava la meta del mio Servizio Volontario Europeo, o meglio, il punto di partenza di un viaggio alla scoperta di me stesso. Ricordo che nei primi giorni camminai molto, macinando chilometri e chilometri sulle bianche piastrelle del centro storico, fino ad arrivare a Monsanto, polmone verde della zona nonché straordinaria finestra sulla città di Lisbona, o persino a Belém, alla foce del fiume Tago, proprio laddove, qualche secolo fa, Vasco da Gama prese il largo per le Indie.

Gli interrogativi che mi assalivano, forse fisiologici per chi come me non è viaggiatore o avventuriero di natura, hanno lasciato presto campo alla curiosità, al desiderio di scoprire nuove orizzonti e alla volontà di inserirsi nel nuovo contesto sociale. I portoghesi, riservati ma sempre educati, gentili e disponibili, hanno alleviato le mie difficoltà d'approccio, come del resto, nel caso specifico, è avvenuto nella squadra dell'Associação Check-IN, associazione presso la quale svolgo il volontariato. 
Si tratta di un ambiente di lavoro dinamico, giovane, ispiratore e con una chiara impronta multiculturale; qui, ogni giorno, è possibile conoscere ed entrare in contatto con persone differenti, scoprire nuove opportunità e respirare un forte sentimento di unione e cooperazione. C'è sempre molto da fare in associazione: le attività vanno dalla pianificazione di eventi e progetti di mobilità internazionale, alla gestione di volontari e tirocinanti, passando dalla ricerca di nuovi partner, dalla condivisione di esperienze, informazioni e opportunità sui social network, fino all'organizzazione di sessioni/attività nelle scuole secondarie. C'è da dire che certe volte non è facile stare al passo col ritmo di lavoro, considerando anche gli scogli linguistici, ma in fin dei conti sono qui per imparare e, grazie all'amicizia del team, tutto risulta più semplice e naturale: dentro Check-IN mi sento a casa e le diverse sfide che ogni giorno si presentano (e che si profilano all'orizzonte del mio SVE) si palesano come nuove opportunità di crescita, occasioni per mettersi quotidianamente alla prova.
 
 Con il passare del tempo, mi sento sempre più in simbiosi anche con la città di Lisbona: una “menina e moça” sempre carina ed educata, multiforme e piena di colori, stancante coi suoi infiniti saliscendi ma al tempo stesso affascinante e sorprendente, come tutte le cose più belle di questo mondo. Ci vuole calma e pazienza per godersi appieno le virtù della capitale portoghese: una soluzione può essere quella suggerita dal grande poeta Fernando Pessoa, "sedersi al sole e abdicare", facendosi investire dalla Luce di Lisbona, una luce che illumina anche nei giorni bui, scuri e piovosi. Si abbassa il ritmo, si riducono i giri del motore e ci si rilassa, magari godendosi la vista da uno dei tanti Miradouri della città, o passeggiando dal Terreiro do Paço fino al Cais do Sodré, soprattutto all'ora del tramonto, quando il Tago sfavilla e si tinge d'argento, o ancora vagabondando nelle viuzze dell'Alfama, il più antico e suggestivo bairro della città, sospesi tra il Castello di Sao Jorge e la Baixa e persi nel tempo tra casette colorate, fadisti, vecchiette che parlano dalle finestre, file interminabili di panni, piante d'arancio, musica di strada e tascas caratteristiche. Amo girare per le vie del centro di Lisbona, fare percorsi casuali, senza GPS possibilmente.

Nei mesi scorsi ho avuto anche modo di viaggiare fuori Lisbona e visitare Beja (dove ho partecipato con la squadra di Check-IN ad un Corso di formazione), Alcobaça, Nazaré, Obidos, Peniche, Sintra, Cascais, Figueira da Foz (dove ho preso parte all'On Arrival Training e dove ho avuto modo non solo di capire meglio le dinamiche del mio progetto, ma anche di conoscere persone interessanti e “vicine”), Coimbra e Porto, per menzionare i più importanti. Tra luoghi turistici e affollati e luoghi tradizionali e incontaminati, ho scoperto un paese straordinario che denota molti punti in comune con l'Italia: ogni angolo ha un pezzetto di storia, una leggenda o una curiosità, ogni villaggio una caratteristica peculiare, un piatto o un dolce tipico, ogni città un incanto proprio. La cucina portoghese, semplice e saporita, non è niente male, soprattutto per quanto riguarda il pesce e i dolci, senza dimenticare vini e liquori. Tra gli obiettivi del mio SVE, inutile dirlo, non posso non considerare di provare quanti più tipi possibili di Bacalhau, tra una Tasca e l'altra: ho sentito dire che ne esistono più di 100 ricette! Insomma, il richiamo della cucina italiana, al di là di pizza e bistecca, non è così forte.

 Adesso, cercando di fare un piccolo bilancio di questi sei mesi dall'alto del Miradouro di Santa Caterina, uno dei belvedere più belli e affascinanti della città, mi godo ancora una volta lo spettacolo del tramonto e mi sento pù che mai sereno, soddisfatto della mia scelta. L'inquietante statua di Adamastor mi fissa, ma non ho intenzione di cedere ai suoi solenni ammonimenti perché ora più che mai non è tempo di ammainare le vele: siamo solo al giro di boa e la traversata deve continuare. Perdoni la tracotanza, dio Adamastor, ma il viaggio mi aspetta: anche io ho un personalissimo Capo di Buona Speranza da doppiare. Proseguo...até jáaa!

Cari saluti
beijinhos e abraços